Tasse 2014. Ma quanto pesano?
Cgia di Mestre: “quest’anno pagheremo 2,6 miliardi in più. La Tasi ci costerà almeno 4 miliardi”
Il punto – Su questi dati si è largamente espresso il numero uno della Cgia di Mestre, il segretario Giuseppe Bortolussi, secondo il quale, “fino a qualche anno fa l’acquisto di una abitazione o di un immobile strumentale costituiva un investimento. Ora, chi possiede una casa o un capannone sta vivendo un incubo. In primo luogo perché la confusione e le difficoltà legate alle modalità di pagamento hanno raggiunto livelli inammissibili, in secondo luogo perché tra Imu, Tasi e Tari gli immobili sono sottoposti ad un carico fiscale ormai insopportabile”. Dunque, alla luce di quanto illustrato dalla Relazione tecnica allegata alla Legge di Stabilità 2014, per l’anno in corso il gettito Tasi dovrebbe essere pari ad almeno 3.764 milioni di euro, alla cui cifra si è arrivati a partire da un calcolo basato sull’ipotesi che il tributo sia applicato con aliquota base all’1 per mille. Purtroppo però, lo si è visto proprio in questi giorni, le scelte dei comuni hanno gettato non poco scompiglio e altrettanta incertezza. La Cgia rileva infatti che, in base alle poche delibere che sono già state pubblicate sul sito del Dipartimento delle Finanze, i comuni hanno optato per scelte abbastanza varie. Partendo da una tale premessa si delinea la difficoltà di stimare l’effettivo gettito Tasi, oltreché quello inerente all’Imu. In generale, l’ente mestrino ha ritenuto opportuno supporre che le risorse derivanti dal gettito Tasi-Imu possano essere equiparabili in linea di massima a quelle disponibili sia lo scorso anno che in quello precedente. “Oltre all’imponente sforzo economico che anche quest’anno i proprietari di immobili saranno chiamate a sostenere i contribuenti italiani dovranno sopportare anche un costo aggiuntivo legato alla burocrazia che attanaglia queste operazioni. Secondo una nostra elaborazione su dati della Banca mondiale, per pagare le tasse in Italia sono necessarie 269 ore all’anno, pari a 33 giorni lavorativi. Nell’area dell’euro solo il Portogallo registra una situazione peggiore della nostra”, ha concluso Bortolussi.

