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Apprendistato, indietro tutta

APPRENDISTATO, MARCIA INDIETRO CHE PENALIZZA I GIOVANI

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Apprendistato, indietro tutta. L’intervento emendativo della Commissione Lavoro della Camera annulla di fatto le novità in materia di formazione introdotte dal Dl 34/2014. Il nuovo corso, che era stato avviato dal Governo con l’introduzione di nuove regole per i percorsi formativi, viene neutralizzato dalle novità che riportano l’apprendistato pienamente nell’orbita regionale. E peggior servizio ai giovani e al Paese non poteva essere fatto. D’altronde, il motivo dell’intervento governativo tramite il Dl 34 partiva dalla considerazione oggettiva che l’apprendistato in Italia non funziona. ” L’osservazione del fenomeno, da parte di chi il rapporto di lavoro lo vive direttamente e personalmente come i consulenti del lavoro, fa si che l’addebito di responsabilità per questa criticità assoluta sia da imputare interamente al sistema burocratico regionale”, spiega la presidente del Consiglio Nazionale Marina Calderone. Nelle Regioni si riscontra più impegno per la gestione dei fondi per la formazione che non per rendere fluido e, quindi, fruibile l’accesso all’istituto che resta l’unico strumento di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

LE NOVITÀ DELLA CAMERA

La commissione lavoro della Camera, che ha esaminato il Dl Poletti, ha introdotto una serie di novità in materia di apprendistato emendando il Dl 34. Le aziende con oltre 30 dipendenti dovranno stabilizzare il 20% degli apprendisti, al termine del periodo formativo, per poter stipulare un ulteriore contratto di apprendistato. È stata reintrodotta la formazione pubblica obbligatoria, anche se è previsto che le Regioni debbano erogarla entro 45 giorni, superato questo termine le aziende sono libere. È stato anche ripristinato l’obbligo della forma scritta per la formazione on the job, anche se in forma semplificata.

E ORA COSA SUCCEDERÀ?

Le novità introdotte alla Camera, pur dovendo ancora essere esaminate dal Senato, sono ormai di fatto definitive salvo colpi di scena. E questo per la scadenza ormai imminente del decreto che deve essere convertito entro il 19 maggio. Data che non permetterà al Senato di apportare modifiche al testo, in quanto non vi è spazio temporale per un ritorno alla Camera per una nuova lettura del decreto legge. E proprio per la scadenza ravvicinata dei 60 giorni utili per la conversione, il Governo Renzi – pur avendo visto stravolto il testo originariamente presentato – sarà costretto a chiedere il voto di fiducia rendendo quindi definitive le modifiche introdotte dalla Commissione Lavoro della Camera. In concreto, a causa dei contorti regolamenti parlamentari, sarà difficile non ritrovare questa nuova regolamentazione nel testo definitivo che sarà approvato entro il 19 maggio. Dovendosi dunque rinviare ad altri veicoli normativi il ripristino di una legislazione in materia di apprendistato che tolga l’istituto dalla gestione delle Regioni. Per questo motivo è quanto mai indispensabile che nel Ddl di riforma costituzionale sia previsto un ampio intervento limitativo della competenza normativa regionale in materia di lavoro. Il malfunzionamento in questo segmento sono troppo noti a tutti per doverli elencare. Al momento l’apprendistato resta in mano alla burocrazia asfissiante e con formazione professionale pubblica, pessimo esempio di utilizzo di fondi pubblici senza un effettivo risultato in servizi. E le aziende continueranno a non assumere apprendisti. Queste esorbitanti somme sperperate dal sistema regionale potrebbero essere invece meglio utilizzate per tagliare il costo del lavoro e incentivare le imprese per farle tornare a produrre e, quindi, ad assumere. Solo così può ripartire l’occupazione.

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