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A casa in malattia? Ora il datore di lavoro può sguinzagliare gli 007

A casa in malattia? Ora il datore di lavoro può sguinzagliare gli 007

A casa in malattia? Occhio, ora il datore di lavoro può sguinzagliare gli 007

I sospetti “mirati” dei datori di lavoro vengono confermati nel 90% dei casi dalle indagini sul campo. I dipendenti che fingono di essere malati possono essere licenziati per giusta causa: nel pubblico ci si assenta per malattia circa dieci giorni all’anno, contro i sei del privato. I nuovi professionisti chiamati in causa nella lotta all’assenteismo sono gli investigatori privati: rappresentano l’ultima frontiera esplorata da quegli imprenditori per arginare un fenomeno non più sopportabile in tempo di crisi. Vediamo nel dettaglio le cifre e l’ultima frontiera del controllo.

Il core business delle agenzie investigative, che negli ultimi anni registrano tassi di crescita anche a doppia cifra come dimostrano alcune indagini delle Camere di Commercio, si è decisamente spostato dall’infedeltà matrimoniale a quella aziendale. In tutto il territorio nazionale sono 600-700 le realtà che operano soprattutto in questo specifico ambito. Dove non arrivano le leggi, l’ispettore Inps o il medico fiscale, è l’investigatore privato a verificare se le astensioni dal lavoro per motivi di salute o personali non nascondano in realtà malcostume e truffe.

“Il 40% delle nostre indagini aziendali si concentra sull’assenteismo dei dipendenti. L’obiettivo è raccogliere prove documentali che possano essere utilizzate in giudizio dall’azienda che intende procedere al licenziamento del dipendente per giusta causa, oppure seguire vie extragiudiziali come la richiesta di risarcimenti o di dimissioni”, spiega Marzio Ferrario, ceo dell’agenzia Phersei.

A rivolgersi alle agenzie investigative sono principalmente grandi gruppi e/o aziende del settore automobilistico, case di moda e di lusso, multinazionali farmaceutiche e dell’energia.
Il modus operandi delle agenzie può essere riassunto in questi termini: imprenditori e capi ufficio del personale espongono il loro “problema”, che corrisponde a un nome e cognome, il lavoratore o la lavoratrice sospettata di fare imbrogli con malattie o permessi. Dopo una prima fase di indagini preliminari sul soggetto (con l’utilizzo di fonti aperte, compresi colleghi e conoscenti, e altre più strettamente confidenziali), partono i primi sopralluoghi e quindi il “controllo diretto” (anche con il più classico dei pedinamenti), svolti in alcuni casi da una squadra di due o più detective. Vengono scattate foto e girati video per fornire elementi di prova incontrovertibili; infine, gli investigatori riportano l’esito delle indagini in un dossier che potrà essere utilizzato in un’eventuale azione legale.

Secondo l’osservatorio sulle investigazioni di Axerta Investigation Consulting, “nell’83% delle indagini svolte il lavoratore tiene un comportamento scorretto, il 92% mette in atto comportamenti che compromettono la guarigione e l’8% si mette in malattia per fare un altro lavoro”. Dal punto di vista delle aziende, lo sforzo economico di affidarsi alle agenzie vale “l’impresa” – appunto – in termini di indennità di malattia o di stipendi risparmiati.

Nel settore privato il fenomeno dell’assenteismo è più circoscritto rispetto al pubblico impiego. I dati dell’Inps dicono che i certificati di malattia trasmessi nel 2013 sono aumentati in questo settore “solo” dell’1,1% rispetto al 2012: in valore assoluto sono stati 11.869.521, con 8,9 milioni di “eventi di malattia”, che si traducono in genere dai 2 ai 10 giorni di assenza consecutivi.

L’Inps nell’ultimo rapporto certifica che nel 2013 sono stati trasmessi dalla pubblica amministrazione 5.983.404 certificati medici. Considerando che gli statali in servizio sono oltre 3,3 milioni, significa una media di 1,8 certificati a testa, tornati a crescere a un tasso del +27% in due anni. E le prime indiscrezioni sui dati 2014 confermano la tendenza, visto che sono saliti ancora del 9,4%. I dipendenti del settore pubblico si assentano per malattia circa dieci giorni all’anno contro i sei del privato.

Confindustria ha calcolato che “portando l’assenteismo nel settore della Pa sui livelli più bassi delle imprese private si risparmierebbero oltre 3,7 miliardi di euro di spesa, attraverso un minor fabbisogno di personale”. O quanto meno, a parità di costi, un minore assenteismo aumenterebbe l’efficienza e la qualità dei servizi.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25162/2014, è tornata a occuparsi della materia: ha ribadito che è legittimo il licenziamento del dipendente che, in malattia, “nei giorni di assenza compiva attività logicamente incompatibili con la patologia stessa – come sollevare una bombola a gas, cambiare una ruota, prendere in braccio la figlia”.

E i giudici hanno sdoganato definitivamente l’utilizzo degli 007: “È legittimo il ricorso a un’agenzia investigativa da parte del datore di lavoro per assumere queste informazioni”, naturalmente nel rispetto delle norme sulla privacy.

FONTE: http://bit.ly/1JldRdt

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