Legge 104/92: esonero dal lavoro notturno
Chi ha un disabile a carico non può essere obbligato a lavorare di notte. Ma nemmeno chi ha un figlio piccolo o è affidatario di un minore sotto i 12 anni.
I lavoratori che hanno a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 104 non possono essere adibiti al lavoro notturno. La legge 104 [1] non si occupa nello specifico dei turni di notte ma, secondo il Ministero del Lavoro, la definizione “a carico” va ricollegata e resa omogenea a quanto stabilito dalla norma sui permessi lavorativi [2].
Per il Ministero, quindi, il disabile va considerato “a proprio carico” anche per quanto riguarda l’esonero dal lavoro notturno quando il lavoratore presta effettivamente questa assistenza. Non solo: tenendo in considerazione le indicazioni dell’Inps [3], va adottato il principio secondo cui «tale assistenza non debba essere necessariamente quotidiana, purché assuma i caratteri della sistematicità e dell’adeguatezza rispetto alle concrete esigenze della persona con disabilità in situazione di gravità». Che cosa si debba intendere per assistenza “sistematica” e “adeguata”, però, non è stato chiarito dall’Inps, quindi tocca alle sedi territoriali dell’Istituto e ai datori di lavoro darne un’interpretazione.
Più precise le disposizioni del decreto legislativo [4] che stabilisce le categorie esonerate dal lavoro notturno ai sensi della legge 104: il lavoratore o la lavoratrice – recita il testo – che abbiano a proprio carico per prestargli assistenza in prima persona un soggetto disabile non sono obbligati a prestare lavoro notturno, compresi eventuali turni di reperibilità o di pronta disponibilità, equiparati al lavoro notturno
Il decreto sancisce anche quali sono le altre categorie che non possono essere obbligate a svolgere un lavoro notturno. Si tratta delle lavoratrici madri di un figlio di età interiore a tre anni o, in alternativa, i padri, purché la coppia viva sotto lo stesso tetto. Restano esonerati dal lavoro notturno anche il lavoratore o la lavoratrice che sia l’unico affidatario di un figlio convivente minore di 12 anni. Non possono essere inserite nei turni di lavoro notturno, dalle 24 alle 6, nemmeno le donne che hanno accertato lo stato di gravidanza, dal momento in cui sanno di aspettare un figlio fino al compimento dell’anno di età del bambino. Inoltre, in base all’accordo nazionale quadro del 2009, i lavoratori che hanno compiuto i 50 anni di età o che hanno un’anzianità di servizio di almeno 30 anni possono chiedere (e ottenere) l’esonero dal lavoro serale o dal lavoro notturno.
Che cosa si intende per lavoro notturno
Viene considerato “periodo notturno” l’arco di tempo di almeno sette ore consecutive che comprende l’intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino, come ad esempio un turno di lavoro tra le 23 e le 7. Il lavoratore notturno, invece, è colui che svolge almeno tre ore del proprio turno durante il periodo notturno (ad esempio dalle 2 alle 10 del mattino). Più in generale, viene considerato lavoratore notturnochi svolge un turno di notte per almeno 80 giorni l’anno.
[1] Legge 104/92.
[2] Min. Lavoro, ris. n. 4 del 6 febb. 2009.
[3] Circ. Inps n. 90/2007.
[4] Artt. 42 e 53 Dlgs. 151/2001 e 115/2003.
FONTE: http://bit.ly/2d7Pd24
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