Se un dipendente guarisce prima che scada il certificato che deve fare?
Se il lavoratore guarisce prima del termine indicato nel certificato medico ha l’obbligo di rientrare sul lavoro producendo prima il certificato in rettifica.
Se il dipendente in malattia, alla scadenza del certificato medico, non è ancora guarito può sempre produrre un ulteriore certificato di prosecuzione della malattia. Ma se guarisce prima, che deve fare? Se vuole spontaneamente rientrare sul lavoro deve prima procurarsi il cosiddetto «certificato medico in rettifica». Il punto è se sia davvero tenuto a farlo o se questa decisione è solo una facoltà, ben potendo, invece, continuare a usufruire dei giorni di malattia concessigli dal proprio medico, fingendo la convalescenza e continuando a rimanere a casa. La risposta è stata di recente fornita dalla Cassazione. Sentite bene cosa dice: se il dipendente guarisce prima della scadenza del certificato di malattia ha l’obbligo di rientrare prontamente sul posto di lavoro e di non ritardare tale momento, sfruttando gli ulteriori giorni riconosciutigli dal proprio medico. Infatti l’indicazione del periodo di riposo prescritto nel certificato di malattia ha solo una valenza prognostica e non legittima il lavoratore guarito prima del termine a non rientrare al lavoro. In caso contrario, l’azienda può intimare il licenziamento per violazione dell’obbligo di fedeltà.
Che deve fare il lavoratore in malattia?
Durante il periodo di malattia il lavoratore deve rispettare, principalmente, due obblighi
- rimanere a casa durante gli orari della reperibilità per consentire la visita fiscale del medico dell’Inps;
- deve evitare di pregiudicare il rapido decorso della malattia, ponendo comportamenti che possano rallentare la guarigione. Così, sebbene in teoria il dipendente possa uscire di casa fuori dagli orari di reperibilità o dopo che la visita fiscale è ormai avvenuta, tale condotta gli è però preclusa se, così facendo, pone a rischio la convalescenza [2].
Inoltre, il dipendente durante la malattia può anche svolgere ulteriori attività di lavoro, fermi restando i due predetti limiti (reperibilità e divieto di aggravare la malattia) e l’ulteriore obbligo di non svolgere attività concorrente all’azienda presso cui è assunto.
Se il dipendente guarisce prima del termine che deve fare?
Come abbiamo appena detto, secondo la Cassazione, se il dipendente guarisce prima del termine del certificato medico deve subito rientrare al lavoro, previo rilascio del certificato di rettifica. Per comprendere la sentenza in commento ricorriamo a un esempio (che, peraltro, coincide proprio con la vicenda analizzata dalla Cassazione).
Immaginiamo un lavoratore che, fattosi mala a una caviglia, ottenga dal proprio medico un certificato di malattia di 20 giorni. Durante tale periodo, l’uomo non si reca al lavoro per poter riposare e tenere immobilizzato l’arto. Senonché l’uomo guarisce prima del tempo e, nonostante la copertura del certificato medico, già dopo due settimane esce di casa. In quei giorni aiuta un familiare all’interno del proprio ristorante, servendo ai tavoli la sera, dopo cioè aver rispettato gli orari di reperibilità per la visita fiscale. Lo scopre il datore di lavoro e lo licenzia. L’uomo si difende sostenendo l’effettività della sua malattia, peraltro certificata non solo dal proprio medico, ma anche da quello dell’Inps. Ma l’azienda non ne vuole sapere. Chi dei due ha ragione?
La Cassazione ritiene che il datore di lavoro possa licenziare il dipendente che, ormai guarito, non rientri subito sul posto di lavoro nonostante la mancata “scadenza” dei giorni indicati sul certificato medico. Qui, infatti, non è in contestazione il fatto che il lavoratore, con il proprio comportamento, abbia rallentato la convalescenza; posta infatti l’intervenuta guarigione, non c’è un pericolo di aggravamento della malattia. La violazione commessa dal dipendente è, però, relativa all’obbligo di fedeltà che lo lega con l’azienda [3] e che lo obbliga a usare «la diligenza richiesta dalla natura della prestazione dovuta, dall’interesse dell’impresa e da quello superiore della produzione nazionale». Insomma, proprio in ragione di tale dovere di buona fede, il dipendente che guarisce prima del termine deve comunicarlo all’azienda e riprendere servizio.
Quanto indicato sul certificato medico è solo il frutto di una prognosi “preventiva”, che può tuttavia sovrastimare i tempi di guarigione e, quindi, non essere perfettamente fedele alla realtà dei fatti. Quindi il dipendente non può trincerarsi dietro il certificato medico per usufruire di qualche giorno ulteriore di riposo se ormai effettivamente guarito.
Il comportamento del dipendente, in violazione dell’obbligo di diligenza, è da ritenersi grave ed è quindi passibile di licenziamento.
[1] Cass. sent. n. 3630 del 10.02.2017
[2] Cass. sent. n. 18507/2016
FONTE: http://bit.ly/2mJzomE
L’ha ribloggato su Studio Seclì.
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