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Qual è il principale obbligo per il lavoratore?

Quale dovere fondamentale ha il dipendente nei confronti del datore di lavoro e cosa comporta la sua violazione?

Nel contesto del diritto del lavoro, il dipendente è tenuto a rispettare una serie di doveri che garantiscono il corretto svolgimento del rapporto di lavoro e la tutela degli interessi del datore. Ma qual è il principale obbligo per il lavoratore? Anche se non è semplice identificare il più rilevante, possiamo affermare che esistono due obblighi che meritano maggiore attenzione degli altri: quello della obbedienza e quello della diligenza.

L’obbedienza è la caratteristica distintiva “soggettiva” del rapporto di lavoro subordinato: il dipendente infatti è sottoposto al potere organizzativo del datore e non ha margini di autonomia, sicché ne deve rispettare le istruzioni.

La diligenza rappresenta invece la qualità “oggettiva” della prestazione che, se anche non viene predefinita dalla legge, deve rispettare degli standard minimi sotto i quali si rischia il licenziamento per scarso rendimento o per colpa grave. E difatti, secondo la giurisprudenza, si può licenziare un dipendente che sbaglia in buona fede se l’errore è particolarmente grave. La diligenza poi si articola in modo diverso a seconda del tipo di prestazione e della posizione ricoperta dal dipendente.

Questo articolo esplorerà in dettaglio quali doveri fondamentali ha il dipendente, con particolare riferimento ai due obblighi appena elencati. Ma procediamo con ordine.

Le norme che regolano i doveri del dipendente

L’articolo 2104 del Codice civile, nel suo primo comma, stabilisce il dovere di diligenza del lavoratore, precisando che egli deve esercitare la diligenza necessaria in funzione della natura della prestazione richiesta, dell’interesse dell’impresa e di quello, più ampio, della produzione nazionale. Non si tratta di una scelta facoltativa, bensì di un obbligo derivante dal suo status di dipendente.

Inoltre, il secondo comma dello stesso articolo introduce il dovere di obbedienza. Il lavoratore è tenuto a seguire le direttive sull’esecuzione e la disciplina del lavoro fornite dall’imprenditore e dai suoi collaboratori, dai quali dipende gerarchicamente.

Il dovere di diligenza si adatta alla natura della prestazione e varia a seconda del livello gerarchico del personale. Esso implica anche il rispetto di tutte le norme specificamente legate all’attività lavorativa, senza escludere l’importanza dei comportamenti tenuti fuori dall’orario lavorativo.

Il principale obbligo del lavoratore: l’obbedienza

La domanda “qual è il principale obbligo per il lavoratore?” è molto ampia e la risposta può variare a seconda del contesto e del tipo di contratto di lavoro. Tuttavia, uno degli obblighi fondamentali e trasversali a quasi tutti i rapporti di lavoro è quello dell’obbedienza (a cui è strettamente connesso quello della fedeltà).

«Obbedienza» significa seguire le istruzioni e le direttive impartite dal datore di lavoro o dai suoi delegati, nell’ambito delle mansioni per le quali è stato assunto. Il rispetto delle istruzioni del datore di lavoro vale anche quando queste dovessero apparire inique o immotivate. Il dipendente infatti, dinanzi a un ordine di servizio che viola la legge, può far valere i suoi diritti contestandolo in Tribunale ma, nel frattempo, deve rispettarlo (a meno che non ne derivi per lui un grave e irreparabile danno).

Solo nel caso di un ordine del datore di lavoro che imponga la commissione di un reato, il dipendente può disobbedire.

La violazione dell’obbligo di obbedienza può comportare, a seconda della gravità della reazione, una sanzione disciplinare per insubordinazione, fino al licenziamento nei casi estremi.

Proseguendo l’analisi della normativa, l’articolo 2105 del Codice civile si occupa dell’obbligo di fedeltà del lavoratore subordinato. Tale obbligo è strettamente collegato ai principi generali di correttezza e buona fede, come definiti dagli articoli 1175 e 1375 del Codice civile. Di conseguenza, il dipendente è tenuto a mantenere un comportamento leale nei confronti del datore di lavoro, evitando qualsiasi azione che possa danneggiarlo, anche solo potenzialmente.

Il dovere di fedeltà si articola in due specifici obblighi. Il primo è l’obbligo di riservatezza, che impone al lavoratore di non divulgare informazioni confidenziali relative all’organizzazione dell’impresa. Il secondo è l’obbligo di non concorrenza, che vieta al dipendente di intraprendere qualsiasi attività che possa essere considerata concorrenziale, anche se solo in fase progettuale, e che potrebbe causare un danno all’imprenditore.

Ma cosa significa concretamente obbedire? In particolare si tratta di:

  • eseguire le mansioni assegnate: il lavoratore deve svolgere le attività che gli sono state affidate, rispettando le modalità e i tempi stabiliti;
  • seguire le direttive: deve attenersi alle istruzioni operative, alle procedure e alle regole aziendali;
  • rispettare gli orari: deve rispettare gli orari di lavoro e i tempi di pausa previsti;
  • collaborare con i colleghi: deve collaborare con i colleghi e seguire le indicazioni dei superiori gerarchici.

È importante sottolineare che l’obbligo di obbedienza non è assoluto. Il dipendente non è tenuto a eseguire ordini che siano:

  • illegittimi: se violano leggi o regolamenti;
  • pericolosi: se mettono a rischio la sua incolumità o quella di altri;
  • contrari a buona fede: se sono palesemente ingiusti o discriminatori.

L’obbligo di diligenza del lavoratore dipendente

L’obbligo di diligenza del lavoratore trova la sua principale fonte normativa nell’articolo 2104 del Codice civile italiano, che stabilisce: «Il prestatore di lavoro deve usare la diligenza richiesta dalla natura della prestazione dovuta, dall’interesse dell’impresa e da quello superiore della produzione nazionale. Deve inoltre osservare le disposizioni per l’esecuzione e per la disciplina del lavoro impartite dall’imprenditore e dai collaboratori di questo dai quali gerarchicamente dipende». Tale articolo delinea chiaramente che il lavoratore deve eseguire le proprie mansioni con attenzione, cura e precisione, in conformità con le direttive ricevute.

Vediamo ora quali sono concretamente i comportamenti richiesti dal dovere di diligenza.

Esecuzione delle mansioni con cura e precisione

Il lavoratore deve svolgere le proprie mansioni con la diligenza richiesta dalla natura della prestazione. Ciò significa che deve applicare le proprie competenze e abilità per eseguire il lavoro in modo accurato e tempestivo, evitando errori e negligenze che potrebbero danneggiare l’impresa. Ad esempio, un impiegato amministrativo deve gestire correttamente i documenti contabili, mentre un operaio deve utilizzare le attrezzature in modo sicuro e appropriato.

Osservanza delle direttive del datore di lavoro

Il lavoratore è tenuto a seguire le disposizioni del datore di lavoro e dei suoi collaboratori gerarchicamente superiori. Ciò comprende l’osservanza delle procedure aziendali, delle norme di sicurezza e delle istruzioni specifiche relative alle mansioni da svolgere. La mancata osservanza di queste direttive può comportare sanzioni disciplinari, fino al licenziamento per giusta causa.

A questo punto si comprenderà come il dovere di diligenza e quello di obbedienza siano strettamente correlati tra loro, laddove il primo contiene in sé anche il secondo (seppur la legge ha preferito indicarli separatamente).

Rispetto delle norme di sicurezza

Un aspetto essenziale dell’obbligo di diligenza riguarda il rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro. Secondo il Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, i lavoratori devono prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, osservando le disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza. Questo include l’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e la segnalazione immediata di eventuali rischi o anomalie.

Conseguenze della violazione dell’obbligo di diligenza

La violazione dell’obbligo di diligenza può avere gravi conseguenze per il lavoratore. In caso di negligenza o inosservanza delle direttive aziendali, il datore di lavoro può adottare misure disciplinari, che vanno dal richiamo scritto alla sospensione dal servizio e dalla retribuzione, fino al licenziamento per giusta causa. La giurisprudenza ha di recente introdotto anche il licenziamento per scarso rendimento, che si verifica quando la prestazione del dipendente è al di sotto della media di quella dei colleghi dello stesso reparto.

Il dovere di fedeltà e correttezza

Accanto all’obbligo di diligenza, il lavoratore è tenuto a rispettare il dovere di fedeltà e correttezza, come previsto dall’articolo 2105 del Codice civile. Questo dovere implica che il dipendente non deve trattare affari in concorrenza con l’imprenditore né divulgare informazioni riservate relative all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa. La violazione di tale dovere può anch’essa costituire giusta causa di licenziamento.

FONTE: https://shorturl.at/tzQ02

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