Quali diritti ha il lavoratore assunto a termine in malattia, che cosa succede se la scadenza del rapporto è precedente alla guarigione?
Sei stato assunto a tempo determinato, il tuo contratto scade tra pochi giorni, ma ti sei appena ammalato e le giornate di malattia vanno oltre la scadenza del rapporto? Devi sapere che il contratto a termine, per quanto riguarda la tutela del dipendente in malattia, ha delle differenze rispetto al contratto a tempo indeterminato: in particolare, l’indennità di malattia è proporzionata ai periodi lavorati e non è più dovuta una volta scaduto il termine. In pratica, la scadenza del rapporto non può essere spostata alla fine della malattia (salvo, ovviamente, un diverso accordo delle parti) e una volta scaduto il contratto l’indennità non è più dovuta, né dall’Inps né dal datore di lavoro. L’Inps, difatti, indennizza i soli lavoratori a tempo indeterminato, quando la malattia si verifica entro 60 giorni dalla cessazione del contratto, mentre il datore di lavoro non ha alcun obbligo di retribuire la malattia dei lavoratori a termine, una volta scaduto il contratto. Ma procediamo per ordine, e facciamo il punto sulla malattia tempo determinato: come funziona, quali sono le prerogative dei lavoratori a termine che si ammalano, sino a quando hanno diritto alla conservazione del posto, a quanto ammonta l’indennità e per quanto spetta.
Che cos’è il contratto a tempo determinato?
Il contratto a tempo determinato è un contratto di lavoro subordinato che ha un termine, cioè una scadenza. Il ricorso al contratto a termine ha diversi limiti, che sono diventati più rigidi col nuovo decreto Dignità. Per saperne di più: Come funziona il contratto a termine.
Sino a quando il lavoratore a termine ha diritto alla conservazione del posto?
Il periodo di comporto, cioè il periodo durante il quale il dipendente ha diritto alla conservazione del posto di lavoro, per il lavoratore a termine è più limitato, rispetto al comporto previsto per i dipendenti a tempo indeterminato. In particolare, nel contratto a tempo determinato il comporto non può
- andare oltre la durata del contratto (come anticipato, finito il rapporto di lavoro, termina la corresponsione dell’indennità di malattia);
- superare il comporto stabilito per i dipendenti a tempo indeterminato (come previsto dal contratto collettivo applicato).
Quanto è pagata la malattia del lavoratore a termine?
I lavoratori a termine, così come i lavoratori a tempo indeterminato, hanno diritto all’indennità di malattia a carico dell’Inps (solo per alcune categorie di lavoratori, il trattamento è interamente a carico del datore di lavoro). Il trattamento spettante ai lavoratori a termine deve essere calcolato con le stesse modalità previste per la generalità dei dipendenti, secondo quanto stabilito dal contratto collettivo applicato.
Semplificando i passaggi, si deve:
- moltiplicare la retribuzione media giornaliera (calcolata in modo differente per operai e impiegati);
- per la percentuale pagata dall’Inps (diversa a seconda del settore lavorativo e del periodo indennizzato: nella maggioranza dei casi, 0% per i primi 3 giorni, 50% dal 4° al 21° giorno, ed il 66,66% dal 21° giorno sino al termine del periodo indennizzabile o della malattia);
- per il numero di giornate di malattia coperte.
I contratti collettivi prevedono, nella quasi totalità dei casi, un’integrazione a carico del datore, sino a raggiungere il 100% della paga; inoltre, per i primi tre giorni di malattia, la retribuzione è normalmente a carico del datore di lavoro (si tratta del cosiddetto periodo di carenza).
Sino a quando è pagata la malattia del lavoratore a termine?
Per i lavoratori a termine, l’indennità di malattia può essere corrisposta:
- per un periodo non superiore alla durata dell’attività lavorativa prestata nei 12 mesi precedenti alla malattia, comunque sino ad un massimo di 180 giorni nell’anno solare;
- per un periodo non inferiore a 30 giorni, se il lavoratore, nei 12 mesi precedenti alla malattia, ha lavorato per meno di un mese;
- in entrambi i casi, per un periodo non superiore alla durata residua del contratto.
Per i lavoratori a tempo determinato dell’agricoltura, l’indennità di malattia spetta:
- per tutti i giorni di durata della malattia, purché il lavoratore possa far valere almeno 51 giornate di lavoro in agricoltura nell’anno precedente (anche se a tempo indeterminato);
- per tutti i giorni di durata della malattia, purché il lavoratore possa far valere almeno 51 giornate di lavoro in agricoltura nell’anno in corso e prima dell’inizio della malattia;
- in entrambi i casi, il periodo indennizzabile non può essere superiore:
- al numero di giorni di iscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli;
- ad un massimo di 180 giorni nell’anno solare.
Che cosa deve fare il lavoratore a termine per mettersi in malattia?
Per avere diritto al trattamento di malattia, il lavoratore deve:
- innanzitutto, preavvertire il datore di lavoro dell’assenza;
- entro il giorno successivo dal verificarsi della malattia, recarsi dal medico curante o presso un medico convenzionato col Servizio Sanitario Nazionale;
- far inviare dal medico il certificato telematico all’Inps;
- farsi rilasciare dal medico il protocollo telematico del certificato;
- trasmettere il numero di protocollo al datore di lavoro, su richiesta, o se gli accordi collettivi lo prevedono;
- mettersi a disposizione del medico fiscale nelle fasce orarie di reperibilità.
FONTE: https://bit.ly/2OlE94f