Domande & Risposte, Lavoro e Previdenza

Come viene conteggiata la disoccupazione?

La perdita involontaria del lavoro dà diritto alla fruizione di un’indennità economica mensile carico dell’Inps.

Hai ricevuto una lettera di licenziamento. Sei preoccupato per la tua situazione economica perché, da un momento all’altro, ti ritrovi privo del tuo reddito mensile. Vuoi sapere se hai diritto ad ottenere l’indennità di disoccupazione da parte dell’Inps e come verrà calcolato l’assegno mensile.

La perdita involontaria del lavoro è una di quelle vicende che possono verificarsi durante la vita lavorativa del lavoratore e che danno diritto a ricevere un’apposita prestazione economica da parte dello Stato. Il lavoratore, di fronte alla comunicazione del licenziamento, si chiede se può accedere alla Naspi e come viene conteggiata la disoccupazione. Il parametro di riferimento che viene utilizzato dall’Inps per il calcolo dell’indennità è la retribuzione percepita dal lavoratore. Tuttavia, esiste un massimale mensile erogabile a titolo di Naspi che non può essere oltrepassato.

Indennità di disoccupazione: che cos’è?

Il nostro sistema di sicurezza sociale prevede che lo Stato debba erogare ai lavoratori delle prestazioni economiche in una serie di vicende che determinano l’incapacità di lavorare come, tra le altre, l’inabilità al lavoro, la malattia, l’infortunio, la vecchiaia [1].

Un’altra vicenda che dà diritto ad una speciale indennità economica è la disoccupazione involontaria. La perdita del lavoro, infatti, quando non è determinata dalla volontà del dipendente, produce un repentino mutamento nella condizione economica e reddituale del lavoratore e della sua famiglia. Per questo lo Stato eroga una indennità di disoccupazione mensile che, per gli eventi di disoccupazione involontaria successivi al primo maggio 2015 [2], assume la denominazione di Naspi, acronimo di nuova assicurazione sociale per l’impiego. Si tratta di una somma di denaro che viene accreditata mensilmente dall’Inps ai lavoratori che hanno perso il lavoro contro la loro volontà.

Chi ha diritto alla Naspi?

La Naspi è un ammortizzatore sociale che spetta ai lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato e assicurati presso l’Inps contro la disoccupazione involontaria. Hanno diritto alla Naspi anche gli apprendisti, i soci lavoratori di cooperativa, i lavoratori dello spettacolo, i dipendenti a termine della Pubblica Amministrazione.

Per poter accedere alla Naspi il lavoratore deve aver perso il lavoro contro la sua volontà. Ne consegue che la cessazione del rapporto di lavoro determina il diritto alla Naspi solo se è stata determinata dal licenziamento e non anche dalla risoluzione consensuale o dalle dimissioni.

Inoltre, l’accesso alla Naspi è riservato ai lavoratori che, alla data di cessazione del rapporto, hanno versato nei 4 anni precedenti almeno 13 settimane di contributi contro la disoccupazione involontaria.

Infine, per accedere al beneficio, il lavoratore deve aver lavorato per almeno 30 giorni di lavoro effettivo nell’anno che precede l’inizio della disoccupazione.

Quanto dura la Naspi?

La Naspi viene erogata al lavoratore per il tempo necessario a trovare una nuova occupazione. Ne consegue che, se il lavoratore viene reimpiegato con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato oppure con contratto a termine di durata superiore a sei mesi, il diritto alla Naspi decade.

Se non viene trovata una nuova occupazione, in ogni caso, la Naspi viene erogata per un periodo di tempo massimo pari alla metà delle settimane di contribuzione contro la disoccupazione volontaria versate nei 4 anni che precedono la data di cessazione del rapporto di lavoro. Ne consegue che, se il lavoratore nel quadriennio precedente il licenziamento è stato sempre occupato, potrà prendere la Naspi per un massimo di 2 anni.

Naspi: come viene conteggiata?

Un aspetto particolarmente rilevante per il lavoratore disoccupato è conoscere l’ammontare della somma di denaro che riceverà mensilmente dall’Inps a titolo di Naspi. Il parametro di riferimento per calcolare la Naspi spettante è la retribuzione media mensile ricevuta dal lavoratore negli ultimi quattro anni. La Naspi, infatti, sarà pari al 75% della retribuzione media dell’ultimo quadriennio, se la retribuzione è inferiore ad un importo di riferimento stabilito annualmente dalla legge e rivalutato dall’Inps.

Se, invece, la retribuzione media è superiore a tale parametro di riferimento la misura della Naspi sarà pari al 75% di tale importo più il 25% della differenza tra la retribuzione media mensile e il suddetto importo. In ogni caso, esiste un massimale erogabile dall’Inps a titolo di Naspi mensilmente.

Per il 2020, il massimale Naspi 2020 è pari a 1335,40 [3]. Ne consegue che se il lavoratore percepiva, nei 4 anni che precedono l’inizio dello stato di disoccupazione, una retribuzione nettamente superiore al massimale Naspi l’indennità di disoccupazione che verrà percepita sarà notevolmente inferiore al 75% del reddito medio.

note

[1] Art. 38, Cost.

[2] D. Lgs. 22/2015.

[3] Inps, Circolare n. 20/2020.

FONTE: https://bit.ly/3befLy3

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